La leggenda

La storia ebbe inizio nel 1999 quando, in una chiara giornata di Gennaio, il sole splendeva alto nel cielo, i suoi raggi riscaldavano il terreno circostante, congelato dalle basse temperature che si raggiungono in pieno inverno. Quel giorno decisi di fare una passeggiata: indossai i miei vecchi scarponi, compagni di tante avventure, presi il giubbotto, un cappello e via... Iniziai a scendere da Ocosce per la vecchia mulattiera usata un tempo come strada principale quando ancora l'asfalto non era nella nostra quotidianietà. Passai dinazi ad un edicola dedicata a S. Rita, continuai per la stradina stretta e li incontrai un anziano del posto sempre pronto a salutare chiunque passi, alzando il suo bastone verso l'alto, una piccola battuta e via. Continuai verso l' incrocio della strada Romana li alzando gli occhi scelsi proprio lei, la montagna ( Monte Meraviglia ) che sovrasta il mio paesino situato a 950 metri sul livello del mare, presi il sentiero, stretto che costeggia il bosco circostante. Il sentiero si presenta vario con pozze di fango, cespugli in fase di crescita, pietre e ciottoli trasportati a valle dalle piogge, che cambiano spesso la conformazione dei piccoli e tortuosi viottoli boschivi. Mentre si cammina può capitare di incontrare sul proprio tragitto qualche animale selvatico, i veri padroni di questi luoghi. A volte si scorge in lontananza qualche volpe, sempre in perenne movimento alla ricerca di cibo, oppure può capitare di intravedere una lepre, sempre molto ben nascosta, con quei due grandi padiglioni auricolari. Guardando tra i cespugli, si può scorgere, per pochissimi istanti, qualche capriolo che si prodiga nel mangiare o grattare gli alberi. Dicevo per pochi istanti, perchè non appena si accorgono di presenze a loro non gradite con quattro salti sono già nel bosco di fronte, grazie alle loro agili leve. E infine ci sono i cinghiali. Questi come animali non è proprio il caso di incontrarlo faccia a faccia, soprattutto se ha con se la propria prole, in quel momento diventa un animale super protettivo. In questo caso è meglio avere a portata di mano un appiglio di un albero, per evitare guai. Qui inizia la storia: noi in inverno le giornate sono corte e fredde, tipiche della montagna, ma questo non ci limita nella nostra routine quotidiana che ci porta a vivere in un posto eccezzionale nel quale l'aria è ben ossigenata, senza inquinamento né atmosferico né acustico e si riesce tranquillamente a sentire i richiami di uccelli e i lontananza i grugniti. Quel giorno sentii vari grugniti che provenivano dalla valle. Incuriosito mi affacciai e vidi un branco di cinghiali con la propria prole a seguito, tutti presi a nutrirsi in mezzo a un terreno ghiacciato, cercando sotto di esso con le loro fauci e sperando di trovare qualche ghianda interrata proveniente dal bosco circostante. Mi soffermai diversi minuti nel guardare queste madri, intente a scavare il terreno, ma senza perdere di vista i loro piccoli, tutti presi a mangiare ma anche a giocare con i propri coetanei, ciò comporta per le madri un doppio sacrificio, ma la natura fa cose eccezzionali, fornendole di un istinto materno, un buon udito e un olfatto sopraffino. Il tutto permette loro la sopravvivenza e lo sviluppo della specie, in quanto molto riproduttiva. Tornando al racconto, guardai il branco e mi accorsi che i cinghiali, nell'intento di trovare del cibo, si allontanarono dai loro figli, con il rischio di un attacco da parte di altri predatori come i lupi etc. Quando il piccolo si accorse che la madre era lontana, iniziò a grugnire con una vocetta tenue, richiamando l'attenzione della madre e fu allora che pensai che il cinghiale stesse piangendo. La madre sentendo i richiami del piccolo si arrestò lo guardò e lo raggiunse. Osservò in giro per verificare che non ci fossero dei pericoli, arrivata al ridosso fece un gesto con la testa come per tranquillizzarlo, lo mise al suo fianco e lo riportò verso la boscaia dove ritrovarono il loro gruppo e continuarono nella loro attività quotidiana. Guardando la dove erano fino a pochi istanti prima erani i cinghiali, dalla sinistra usci una coppia di caprioli adulti, anche loro intenti a procurarsi da mangiare sfruttando i solchi lasciati scavati dai cinghiali per reperire le radici lasciate allo scoperto.
Dopo questa bella e singolare esperienza, mi rialzai dal posto dove mi ero soffermato per gustarmi la scena e riprendo il mio sentiero, che mi portà ad oltrepassare quella montagna da doveve si può ammirare una vista surreale con le montagne innevate, e zone boschive verdi bottiglia grazie alle pinete che dipingono questo angolo di pianeta. Riparto verso casa mia , dove ritrovo mia moglie che mi aspettava vicino al fuoco, prendendomi in giro mi disse che li si stava immensamente meglio. Iniziai a raccontarle la storia che avevo vissuto qualche ora prima. Durante la serata, ripensai a quel liquore che avevo inventato qualche tempo addietro, ma ancora non avevo pensato al nome da mettergli, per provare a commercializzarlo nel mio negozio. Cosi qualche giorno dopo, con degli amici iniziai a parlare di questo esperimento, che avevo fatto in casa, e che potevo, tramite un liquorificio, farlo diventare un vero e proprio liquore per tutte le case. Così ne portai un po', lo feci assaggiare a tutti. Piacque cosi tanto che decisi di chiedere un consiglio, come potessi chiamarlo. Durante la conversazione feci riferimento all'avventura che avevo vissuto. Ad un tratto uno di loro disse: "Perchè non chiamarlo Lacrime?". Ricordai il grugnito del cinghiale e dissi "di cinghiale". Cosi è iniziata l'avventura, che portò questo liquore alla prima mostra mercato di Norcia. Portai due dozzine di bottiglie divise da due nomi estratti per il test finale: uno era "L'oro del Brigante" l'altro " Lacrime di Cinghiale" e per verificarne l'efficacia misi lo stesso prodotto affiancato con i relativi nomi. Nel corso della giornata il nome "Lacrime di Cinghiale" fu talmente gettonato che vendetti le prime 12 bottiglie in un baleno, mentre l'altro nome non fu preso neanche in considerazione. Allora ho sostituito il nome con Lacrime di Cinghiale e terminando le bottiglie prima della chiusura. Raccontai ai miei amici come era andata e brindammo tutti insieme. Da allora il liquore fu depositato e Registrato, iniziò cosi il cammino verso tutte le case. La gradazione di 24° fu subito il punto forte del prodotto, non troppo alcolico ma rappresentando il giusto compromesso, che permette anche alle donne di berlo. Dopo diversi anni tornai al progetto, e grazie ai consigli dei miei clienti, dal 2012, ci fu un ulteriore passo in avanti, creando un altro prodotto similare ma con la gradazione decisamente più forte ovvero 40° gradi, cosi da abbracciare varie tipologie di gusti. Questa è la leggenda delle Lacrime di Cinghiale. Vorrei ringraziare tutti coloro che apprezzano questo prodotto e anche coloro che, con gusti diversi, affermano che il prodotto è di ottima qualità.

Giusto Magrelli